C'e' una strana discussione in corso, sui centri commerciali. E la cosa che si capisce meno e', secondo me, il motivo per il quale essi stiano proliferando cosi' tanto - ed in maniera tanto distruttiva - in Italia. Non che altrove non abbiano proliferato, ma lo hanno fatto in maniera MENO distruttiva, perche' gli urbanisti avevano idee piu' chiare sulla loro funzione e sul perche' tali centri nascessero. Idee che non erano chiare in Italia, dove la pianificazione urbanistica e' sia nata(1) che morta.
La prima domanda che vi dovreste porre e': che ruolo ha storicamente il "centro storico" di ogni paese? In qualsiasi liceo decente vi avranno insegnato che la piazza centrale, oltre ad essere il luogo del commercio, era anche il principale luogo di socialita', e quindi di politica. Era il luogo dei comizi, ma anche delle processioni, cosi' come del mercato, e anche il luogo di incontro, di discussione, di socialita'.
Oggi che la politica si e' spostata sui mass-media, alla piazza centrale del paese sono rimaste altre due funzioni: quella commerciale e quella sociale. Normalmente il centro del paese e' (stato) il luogo della socialita' (il luogo di ritrovo la sera, il posto ove le comitive di giovani ciondolano , il posto del passeggio serale, eccetera).
Ora, il vero problema e': che succede se togliamo la funzione sociale alla piazza centrale, restringendola ad un mero scopo commerciale, ovvero a negozi ed uffici, e reprimendo ogni attivita' fuori dall'orario di apertura di negozi ed uffici?
E' quello che e' successo in moltissime citta' italiane:
- Con la scusa del troppo rumore, si reprimono i locali che guadagnano la sera e la notte, sfruttando la funzione sociale serale e notturna della piazza. Questi locali chiudono, e sia i locali che gli avventori vanno alla ricerca di una nuova locazione.
- Con la scusa dei negozianti diurni affamati di business, si chiudono le zone pedonali, si distoglie il traffico, si combattono le soluzioni alternative.
- Con le tasse molto alte, barriera di ingresso che mantiene il centro nelle mani dei soliti ricchi, si fanno chiudere i negozi di cose di prima necessita'. Oggi in un centro storico potete comprare una borsa azteca di artigianato etnico, pagandola una fortuna, ma se cercate due uova, preparatevi a percorrere chilometri.
- I mercati rionali coperti sono trasformati in basi militari chiuse, che aprono coi negozi durante gli orari, e chiudono dopo, omettendo la funzione sociale.
- I commercianti del centro difendono gelosamente il territorio, impedendo a negozi simili di aprire entro un raggio di usabilita' consecutiva. Insomma, uno che vada a cercare A, poi non ha il tempo di andare anche da B per confrontare il prezzo.
- I prezzi di qualsiasi cosa in centro tengono fuori , al completo, la working class, per via dei grandi investimenti - che principalmente vanno in tasse comunali e affitti - che richiedono, senza pero' offrire valore.
in questo modo, il centro storico perde la sua funzione sociale, o almeno gran parte di essa, e anche parte della funzione mercantile, visto che si trovano solo cose di lusso, e sempre meno i generi di prima necessita'.
Chiaramente, chi non sta nel centro cittadino viene declassato a "periferia", ma potete facilmente immaginare quanto sia felice uno che investe tre milioni di euro in un supermercato di trovarsi in un bronx. Con un simile investimento, avrebbe diritto ad una qualificazione migliore, ed e' difficile dargli torto.
Chiaramente, chi non sta nel centro cittadino viene declassato a "periferia", ma potete facilmente immaginare quanto sia felice uno che investe tre milioni di euro in un supermercato di trovarsi in un bronx. Con un simile investimento, avrebbe diritto ad una qualificazione migliore, ed e' difficile dargli torto.
Anche i locali per il divertimento notturno non sono felici: mentre i commercianti del centro si battono CONTRO l'apertura di negozi simili al loro, nel mondo del divertimento la competizione viene vissuta al contrario: una via TUTTA di bar, una zona TUTTA di discoteche non e' una zona ove ai locali arrivano MENO persone, ma diventa un centro del divertimento e dello svago, CRESCE in dimensione sociale, e trae BENEFICIO dalla vicinanza di locali simili. Come era nella riviera romagnola, come e' in diverse isole greche, ove avere MOLTI pub, MOLTE discoteche , e' visto con favore dai locali, perche' la quantita' attira le masse.
E' chiaro quindi che se svuotiamo il centro cittadino della dimensione sociale, la comunita' cerchera' un altro "CENTRO cittadino", e gli attribuira' la funzione SOCIALE.
Cosi', il centro commerciale nasce per tante ragioni:
- La divisione della qualita' immobiliare tra periferia (squallida) e centro storico (chic) umilia chiunque voglia investire in grandi spazi, o chiunque voglia concentrare il divertimento in una via, concentrando molti locali simili nelle vicinanze. Gli investimenti sono alla ricerca di una periferia che sia chic quanto un centro storico.
- La societa' e' alla ricerca di una zona di aggregazione sociale. Deve essere esteticamente gradevole, molto frequentata, ed offrire molta scelta di ristoranti , bar , magari anche cinema e discoteche. Non deve essere prona alle proteste di chi vuole dormire in attesa della morte.
- La zona deve offrire sia generi di prima necessita' per le famiglie, sia divertimento per i giovani, avere orari disponibili sino a tarda notte, consentire la concentrazione di locali simili per il divertimento (ma anche non), e deve offrire anche la disponibilita' di shopping di lusso.
- Esso offre beni e servizi accessibili, per via della capacita' maggiore della grande distribuzione, ma anche della concentrazione migliore di persone.
fatto questo, la zona e' il "centro commerciale", ma per la comunita' e' il nuovo centro storico, dal momento che esso assolve alla stessa funzione SOCIALE.
Ora, la vera domanda e': ma di chi e' la colpa? Sono le malvage multinazionali che vogliono distruggere i negozi del centro? Osservando il fatto che questi centri commerciali siano popolati anche da anziani (per il fresco d'estate, e per tanti altri motivi come la sicurezza: spesso ci sono vigilantes agli ingressi), che stiano diventando il posto ove le famiglie passeggiano coi bambini, dove trovate i cinema multisala , dove trovate i supermercati dai prezzi accessibili alle famiglie (e non gli avidi mortadellai del centro) , non sembra effettivamente un problema di multinazionali.
La vera colpa della trasformazione dei centri commerciali in sostituti dei centri storici e' dovuta a diversi fattori nella gestione delle citta':
in questo modo , il centro storico perde sia la dimensione sociale, che la dimensione del mercato di massa. E' ovvio che il centro cittadino cerchera' di trasferirsi altrove, quando non di duplicarsi.
Ogni societa' tende a mentenere intatte le sue funzioni di base. Se il centro storico aveva delle funzioni, come il commercio di massa e la socialita' serale e notturna, e noi togliamo queste funzioni al centro, e' chiaro che la stessa societa' andra' ad "eleggere" altri posti.
In questo senso, quindi, e' inutile che i tradizionalisti vadano a piagnucolare per la grande distribuzione ed i centri commerciali: sono stati loro, avidi, gretti e bigotti a ridurre i centri storici ad inavvicinabili sequenze di negozi troppo cari, troppo distanti per confrontare i prezzi, troppo silenziosi durante la notte e la sera.
Il fatto che i centri commerciali prendano il posto dei centri storici non deve in nessun modo stupire: maggiormente si toglie ai centri storici la funzione del mercato di massa e la funzione sociale, maggiormente essa si sposta laddove trova spazio, ed e' inevitabile che questo avvenga nei centri commerciali, che sono DISEGNATI esplicitamente per queste funzioni.
Questa e' la ragione per la quale normalmente non ascolto chi si lamenta per i centri commerciali: in ultima analisi, essi sono nati per la miopia di chi non ha permesso che al singolo centro storico cittadino si aggiungessero dei "centri storici" di periferia, adatti alla funzione sociale e al mercato di massa. E spesso, chi si lamenta e' proprio lo stesso che , sterilizzando i centri storici originali, ha portato all'elezione dei centri commerciali a nuovi centri storici.
La societa', a volte, si comporta piu' o meno come la sorella minore di Darwin. Tu fai il coglione con lei, lei chiama il fratello grande e il fratello ti riempie di mazzate.
Uriel
(1) Il primo esempio postromano di pianificazione urbanistica tout-court e' l' addizione Erculea, avvenuta a Ferrara. ( http://it.wikipedia.org/wiki/Addizione_Erculea )
- persino in citta' da un milione di abitanti, si e' cercato di limitare il concetto di centro di ritrovo. Una citta' di milioni di abitanti, secondo i "negozianti del centro" deve avere UN centro storico. La creazione di luoghi SIMILI su scala di quartiere viene osteggiata. Ovviamente, un solo centro storico disegnato quando la citta' era un paese NON puo' bastare per una citta' di milioni di abitanti. La soluzione sarebbe di aggiungere altri centri storici nei quartieri periferici, ma gli avidi bottegai del centro non vogliono per paura di perdere valore. Di conseguenza, la popolazione elegge altri luoghi, che gli architetti disegnano con capacita' maggiore.
- Il centro storico viene tenuto come contenitore sia per la funzione residenziale di lusso, che per quella commerciale. Il risultato e' che gli inquilini del centro storico hanno un terribile potere di lobby per impedire che il centro sia anche un punto di incontro serale e notturno. Inoltre, impediscono la razionalizzazione del traffico nel centro. Cosi', se appena gli inqulini del centro si lamentano per il rumore, anziche' rispondere "ehi, quello e' il centro, e' logico che ci sia la vita notturna della citta'" , gli si risponde "agli ordini, commendatore".(2)
- Si accettano proteste dei commercianti per qualsiasi grande magazzino, supermercato, discount , voglia aprire in centro, perche' gli avidi mortadellai temono i loro prezzi. Cosi', ogni attivita' che lavori su grandi numeri si sposta fuori.
- Si ostacola la riqualificazione dei quartieri periferici, perche' gli immobiliaristi e i negozianti temono la concorrenza.
in questo modo , il centro storico perde sia la dimensione sociale, che la dimensione del mercato di massa. E' ovvio che il centro cittadino cerchera' di trasferirsi altrove, quando non di duplicarsi.
Ogni societa' tende a mentenere intatte le sue funzioni di base. Se il centro storico aveva delle funzioni, come il commercio di massa e la socialita' serale e notturna, e noi togliamo queste funzioni al centro, e' chiaro che la stessa societa' andra' ad "eleggere" altri posti.
In questo senso, quindi, e' inutile che i tradizionalisti vadano a piagnucolare per la grande distribuzione ed i centri commerciali: sono stati loro, avidi, gretti e bigotti a ridurre i centri storici ad inavvicinabili sequenze di negozi troppo cari, troppo distanti per confrontare i prezzi, troppo silenziosi durante la notte e la sera.
Il fatto che i centri commerciali prendano il posto dei centri storici non deve in nessun modo stupire: maggiormente si toglie ai centri storici la funzione del mercato di massa e la funzione sociale, maggiormente essa si sposta laddove trova spazio, ed e' inevitabile che questo avvenga nei centri commerciali, che sono DISEGNATI esplicitamente per queste funzioni.
Questa e' la ragione per la quale normalmente non ascolto chi si lamenta per i centri commerciali: in ultima analisi, essi sono nati per la miopia di chi non ha permesso che al singolo centro storico cittadino si aggiungessero dei "centri storici" di periferia, adatti alla funzione sociale e al mercato di massa. E spesso, chi si lamenta e' proprio lo stesso che , sterilizzando i centri storici originali, ha portato all'elezione dei centri commerciali a nuovi centri storici.
La societa', a volte, si comporta piu' o meno come la sorella minore di Darwin. Tu fai il coglione con lei, lei chiama il fratello grande e il fratello ti riempie di mazzate.
Uriel
(1) Il primo esempio postromano di pianificazione urbanistica tout-court e' l' addizione Erculea, avvenuta a Ferrara. ( http://it.wikipedia.org/wiki/Addizione_Erculea )