In questi giorni le mie ferie sono guastate dalle solite zecche romane che non vogliono staccarmisi di dosso, e volevo avvisare gli altri che hanno lasciato il paese di stare attenti all'ultima trappola succhiasoldi dello stato italiano, concepita apposta per colpire chi ormai se n'e' andato, e spiegarvi come evitarla.
Dopo essere incappato nel delirio, prima ovviamente ho sentito persone per avere un'opinione, poi sono passato a sentire avvocati, in particolare una cara amica che oggi lavora per ONG, e quindi ha a che fare col "resto del mondo", e con alcuni pezzi del governo italico. La quale mi ha confermato una cosa che sospettavo gia'.
Dovete sapere che a Roma , per la precisione ad agosto di quest'anno si e' tenuta una riunione. Si sono riuniti rappresentanti del ministero delle entrate, e di quelle associazioni che gestiscono CAF nazionali, insomma quelle grandi sigle che per pochi soldi vi fanno la dichiarazione dei redditi come dipententi.
La trappola serve a spillare soldi a chi se n'e' andato, e funziona in tre fasi.
- Per prima cosa queste associazioni vi chiamano o vi scrivono, dicendo che avete del credito, cioe' che lo stato vi deve dei soldi. Vi dicono che ai conteggi e' risultato un credito, e che bisogna gestirlo per recuperare i soldi che lo stato vi deve. Insomma, e' seccante ma se lo fate, vi danno dei soldi. E quindi, rinnoverete la delega per un altro anno.
- Per avere il vostro credito indietro dovete, ovviamente, rifare dichiarazione o Unico. Questo permettera', a detta delle associazioni, allo stato di restituirvi i soldi in piu' che vi ha preso. Siccome per tutta la vostra vita in Italia avete avuto la sensazione di pagare troppo, la cosa vi sembrera' sensata. Peccato che per fare la dichiarazione a loro serve una copia della vostra dichiarazione dei redditi nel paese straniero. Serve proprio, ma poi avrete - yum yum - tanti soldi.
- A quel momento si prendono un mesetto di tempo per fare i loro "conteggi" e no, non chiedetemi per quale ragione una sommatoria richieda un mese. Ma questa cosa serve ad arrivare circa a fine anno, momento nel quale non avrete alcun ufficio aperto al ministero, e nel quale sperano - i bastardi - che non riuscirete a trovare altri professionisti che abbiano tempo di assistervi, anche quando ne troviate uno aperto.
- Dopo uno o due mesetti di preziosi calcoli, vi arriva la sorpresa: non siete a credito, ma a debito. Perche'? Perche' hanno incluso il vostro reddito STRANIERO, per il quale avete gia' pagato tasse all'estero, nel reddito italiano, e questo vi ha causato un disastro di aliquote e di mancati versamenti , per il quale, siccome avete guadagnato all'ESTERO, adesso dovete per forza pagare.
- Il vostro consulente inizia (senza la vostra firma) le procedure per un "ravvedimento", col quale ovviamente finirete col pagare un sacco di soldi, oppure a rinunciare a crediti dovuti. Inoltre, la persona che si cura di voi "sparira'" per qualche giorno dall'ufficio, sino alla chiusura natalizia. Ovviamente vi mentiranno dicendo che dovete iniziare la procedura entro fine anno (il loro obiettivo e' contabilizzare l'entrata in modo da imbellettare il bilancio nazionale di quest'anno) ma non avrete nessuno cui chiedere chiarimenti.
Ovviamente l'operazione e' del tutto illegittima. Semplicemente il governo italiano e' alla frutta e non sa da dove cavare i soldi, e ha calcolato che al ritmo di 70.000 persone che se ne vanno ogni anno, solo colpendo con 15.000/20.000 euro ciascuno, vi fanno una bella quantita' di serterzi. Sono disperati, non sanno da dove prendere i soldi, e si attaccano ad ogni cosa.
Come fare per reagire.
Per prima cosa, non perdete la calma. Avete tempo IN OGNI CASO sino a giugno del prossimo anno per presentare quel ravvedimento. Allora: cosa fare?
- Abbandonate IMMEDIATAMENTE qualsiasi studio contabile che abbia piu' di tre dipendenti o addetti. Confederazioni di quello, associazioni dell'altro e sindacati vanno evitati come la peste. Trovatevi un piccolo commercialista, meglio se un ragioniere cosi' e' meno addentro alle dinamiche mafiose degli Ordini, e andate con lui. L'accordo tra ministeri e GRANDI CAF riguarda, appunto, i GRANDI CAF. Se addirittura potete rivolgervi ad un parente del mestiere, ancora meglio.
- Togliete IMMEDIATAMENTE la delega al vecchio ente ciarlatano. Essi hanno stipulato un patto sotterraneo col ministero delle entrate: vi faranno pagare di piu', e poi manderanno, se siete nella UE, una comunicazione allo stato straniero ove risiedete dicendo che avete pagato in Italia e semmai sono gli stranieri a dovervi risarcire: questo non solo NON avverra', ma vi portera' guai col fisco locale.
- NON FIRMATE alcun "ravvedimento" o altro genere di impegnativa, ed in particolare NON pagate la tassa iniziale che vi dicono di pagare SUBITO. Cosi' facendo, siete dentro il meccanismo, e non ne potrete piu' uscire.
- NON CREDETE ad una singola parola di quel che vi dicono i "professionisti" delle grandi associazioni. Tali associazioni riceveranno qualche "regalino" dal governo in cambio della loro complicita' nello spennarvi.
- Se vi stanno ancora allettando con qualche "rimborso", mandateli a cagare, e ricordate che nessuna zecca ha mai restituito nulla. Sono parassiti, non simbioti.
- Ricordate che in UE esistono fior di trattati di non duplicazione fiscale: se avete fatto una regolare dichiarazione ove risiedete , avete pagato le tasse sul luogo, e siete iscritti all' AIRE, per quelle cifre NULLA E' DOVUTO allo stato italiano. Se siete in paesi ove NON esistono tratati fiscali con l' Italia, a maggior ragione: il documento fiscale del vostro nuovo paese non ha valore , e non rappresenta NULLA per il governo italiano. Non dichiarate alcun reddito straniero, per quante pressioni vi facciano.
Prendetevi un nuovo commercialista, con calma, tanto avete tempo - se siete anche cascati nella trappola e adesso dovete fare la dichiarazione - sino a giugno prossimo. Non c'e' bisogno di pagare - urgentemente - alcuna tassa, e non c'e' bisogno di liquidare la situazione entro la fine dell'anno, come vi dicono le zecche del CAF.
Coraggio: alla fine ci staccheremo di dosso quelle zecche. Anzi, lo abbiamo gia' fatto: sono le zecche che non si rassegnano.
Uriel