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I demotivatori.

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Immaginate per un momento che il mondo sia diviso, sul serio, in buoni e cattivi. E che sia diviso in forze del male e forze del bene. Adesso.... uhm. Un momento: ma perche' usiamo un modello cosi' puerile e semplicistico per rappresentare ogni dinamica? Direi di partire da qui, e poi andare al discorso.



In quasi tutta la storia, ogni politico ha sempre cercato di rappresentare il mondo come diviso tra buoni e cattivi, tra forze del bene e forze del male. Sebbene questo modello sia semplicistico e piuttosto primitivo, esso ha permesso notevoli progressi all'umanita',  ed e' sempre stato presente nei momenti di difficolta'.

Come mai?

In realta' questo modello sopravvive perche', sebbene esistano modelli piu' sofisticati, esso ha notevoli vantaggi.

  • Spesso le decisioni si racchiudono in un solo bit: fare, o non fare. In questo senso, una rappresentazione dello scenario che divida tutto in due sole categorie e' la rappresentazione piu' UTILE in assoluto. 
  • Nel caso in cui si debbano schematizzare le cose, il confronto sara' fatto sempre tra "pro" e "contro", e questo e' ancora un modello a due soli valori. 
  • Nel caso in cui si tratti di calcolare bilanci economici, ricadiamo ancora nel caso di entrate ed uscite, perdite e ricavi, e siamo ancora in un mondo a due sole direzioni.
Il punto, cioe', e' che la divisione del mondo in forze del bene e forze del male NON ha la pretesa di rappresentare il mondo con precisione. Ha pero' il vantaggio ENORME di rappresentare OGNI processo decisionale.

Potrei elencarvi una dozzina di motivi per i quali Tito doveva spopolare l'allora palestina. Ma la verita' e' che tutta la sua decisione consisteva nel decidere di farlo o meno, nel decidere che i pro fossero piu' dei contro, che i ricavi fossero piu' delle perdite. 

In questa rappresentazione, il metodo piu' efficace era quello di dire "Roma= forze del bene", "Ebrei= forze del male". Sebbene la situazione militare e politica nella zona fosse MOLTO piu' complicata, una volta rappresentato il problema in questo modo, la decisione da prendere era ovvia. 

E per una persona che impiegava dai 4 giorni alle due settimane per avere notizie da un posto, prendere decisioni rapide e sommariamente utili era molto piu' importante che non prendere decisioni complesse.

Insomma, il modello "bene vs male" , "buoni vs cattivi" non vi permette analisi approfondite e NON E' una rappresentazione accurata della realta'.

E' tuttavia il modello della realta' piu' UTILE   e PAGANTE della storia, e non e' un caso se sia sopravvissuto sino ad oggi, se sia ancora tra i piu' usati. Questo non significa che dobbiate limitarvi ad esso oppure che sia male usare anche altri modelli. 

Ma PRIVARSI di questo modello vi espone al rischio che qualcun altro, in competizione con voi per qualche risorsa, lo usi: e siccome e' il modello piu' utile e pagante in assoluto, non averlo preso in considerazione potrebbe costarvi caro.

Certo, non tutti quelli che intralciano la vostra strada sono d'accordo o appartengono alla stessa fazione o sono alleati: ma questo dal vostro punto di vista non cambia nulla. Se anche fossero fazioni sinergiche , ma non alleate, che si adoperano contro il fatto che voi raggiungiate i vostri obiettivi, potete sempre approssimarli come un unico nemico con problemi di coordinazione.

Se anche fossero individui sparsi e nemmeno fazioni organizzate, cambia ancora poco: potrete sempre rappresentarli come una fazione unica dotata di una gerarchia malfunzionante e di un pessimo sistema di comunicazione.

L'approssimazione funzionera'.

Ancora, qualcuno di voi menzionera' quelle persone e gruppi che non stanno ne' con voi ne' contro di voi, e che non costituiscono un vantaggio, ma neanche un ostacolo, ai vostri piani.

In questo caso, potete fare una distinzione semplice:

  1. Se lottate contro un avversario piu' forte di voi, i neutrali sono nemici. Lo sono perche' se anziche' rimanere ove sono si unissero al vostro avversario, esso sarebbe sempre piu' forte di voi. Ma se schierandosi con voi potrebbero capovolgere l'esito dello scontro, allora la loro scelta di non schierarsi ha un segno meno.
  2. Se lottate contro un avversario piu' debole di voi, i neutrali sono amici. Se si schierassero con voi non cambierebbe nulla, visto che vincereste ugualmente. Ma se si schierassero, esiste il rischio che si schierino col nemico, e quindi la loro neutralita' e' un vantaggio.
 Insomma, in definitiva chi e'"neutro" va considerato come parte delle forze del bene se state vincendo, come parte delle forze del male se state perdendo.

Ottenuta la consistenza che volevamo, andiamo adesso al punto. Immaginiamo che. Dico "immaginiamo" perche' come ho gia' detto la rappresentazione male/bene NON e' una rappresentazione fedele, dunque non descrive bene il mondo: la scegliamo perche' UTILE, non perche' accurata. E allora, noi immaginiamo che.

Immaginiamo un mondo diviso in "forze del male" e in "forze del bene": poiche' chi immagina si colloca automaticamente tra le forze del bene, andiamo a vedere quale sia , diciamo per un singolo individuo "del bene" (in questo caso, io) l'obiettivo da raggiungere.

Possiamo pensare ad un mondo in cui ogni persona e' libera di esprimersi , di realizzarsi facendo quello che vuole , dal tenere un blog a coltivare rose antiche, al fare free climbing. Ovviamente la persona deve essere nelle condizioni di farlo, ovvero di reddito e tutto quanto.

A quel punto, dobbiamo immaginare la sconfinata distesa delle armate del male. Dico sconfinata distesa perche' in Italia e' in atto una vera e propria guerra alla felicita', per cui si tratta di armate molto numerose. Qui, per dire, puoi fare un pochino quel che ti pare, e quindi si tratta di un piccolo gruppetto di guastatori.

Ora, in tutta quella distesa di persone, immagino bene un preciso battaglione. E' di quelli con pessime comunicazioni e una classe di ufficiali quasi inesistente, quindi nella realta' e' fatta da singoli che agiscono personalmente e da piccoli sbirroidi di provincia. 

Ma , ripeto, stiamo usando un modello "forze del male/forze del bene", quindi appare come un battaglione. Diciamo il primo battaglione "demotivatori".


Allora, voi fate qualcosa perche' vi piace. Diciamo tenete un blog, oppure fate teatro e andate in giro con la vostra compagnia, oppure suonate la tromba jazz  e ogni tanto andate in giro a suonare.

Ecco, arrivano i demotivatori. Prima di tutto, devono distruggere la vostra felicita', per cui vi derideranno, vi insulteranno, in modo che perdiate autostima. Diranno a tutti che la vostra compagnia teatrale fa le orge, in modo che le donne siano spinte ad andarsene dai mariti stessi, diranno che il vostro gruppo di jazz porta in giro la bamba in modo che piano piano per salvare la reputazione ve ne dobbiate andare. Insomma, sono i demotivatori.

I demotivatori sono in guerra con chiunque sia felice facendo qualcosa che loro non fanno o non sanno fare, ma specialmente sono in guerra con chiunque abbia a che fare con la felicita' o sia felice. Sono quelli che si oppongono al rave party che avviene in un posto di cui non conoscevano l'esistenza, sono quelli che si oppongono al festival perche' e' un festival di successo, si oppongono a qualsiasi cosa renda felici le persone. specialmente le donne: se odiano la felicita' in generale, la felicita' delle donne li manda in bestia.

Il demotivatore ha due/tre messaggi, che sono gli stessi messaggi che il tipico marito violento grida alla moglie picchiata: "tu non vali niente", e "tu devi stare a testa bassa", e "tu devi vivere nella paura di venire assalito senza motivo". 

Il demotivatore , quando non si sfoga su una poveretta in sua merce', come potrebbe essere una moglie, ha un solo obiettivo: ridurre tutti nello stesso stato di infelice vuoto nel quale vive lui stesso. Se lui non fa nulla che non sia mangiare, bere e dormire, e questo lo rende a-felice, (1) lo stesso deve accadere ad altri.

Il demotivatore , infatti, non ha motivi di essere felice perche' non fa niente per realizzarsi. Ma non ha neanche motivi per essere infelice, dal momento che non ha nemmeno motivi per vivere un'esperienza di infelicita': non desiderando nulla di particolare, nulla gli puo' venire davvero impedito. Egli non vive alcuna esperienza che si trovi sulla scala della felicita', positivo o negativo che sia il valore. 

Il demotivatore, quindi, attacca SIA il felici , SIA gli infelici. E' quello che va a mettere in dubbio che la vittima sia davvero una vittima: sicuro che piangere non ti convenga? Sicuri che non se la sia cercata? Sicuri che non ci siano problemi piu' importanti? Sicuri che non ci sia una lobby dietro? 

Qualsiasi "motivo", qualsiasi spinta ci sia in un gruppo, lui e' quello che arriva coi distinguo. E' quello che odia le affermazioni chiare, perche' possono spingere un gruppo a quell'esperienza di unita' che lui, essendo in uno stato di a-felicita', non puo' condividere.

Insieme a quelli che definisco i "kommando stalker", il battaglione dei demotivatori e' uno dei gruppi piu' fastidiosi.  Non tanto perche' siano efficaci: essi sono piuttosto disorganizzati, e peraltro sono troppo semplici da riconoscere e distrarre. Il problema loro e' che vogliono indurre uno stato di stanchezza. Vogliono prosciugare la motivazione che vi spinge a fare qualcosa, sino a quando farete quello che il vecchio bigotto suggerisce quando alla TV sente di qualcuno morto in un incidente stradale "se stava a casa sua era ancora vivo".

Il loro sogno e' un mondo dove per le strade non c'e' nessuno, tutti stanno a casa a farsi i fatti loro, ovvero nulla, o magari picchiare la moglie. Dove nessuno ha internet, dove nessuno dice qualcosa per il piacere di dirlo, o fa qualcosa per il piacere di farlo, dove nessuno trova l'infelicita'. E' un mondo di persone che stannoa  casa propria per essere ancora vivi, e sono ancora vivi per stare chiusi a casa propria.

Essi si riconoscono in un mondo ove nessuno ha nulla di importante da dire , dove nessuno ha motivo di essere felice, e neanche motivo per essere infelici. Il loro sogno e' un monotono, omogeneo sopravvivere in attesa della morte, senza nulla da raccontare. Essi arriveranno alla morte avendo da raccontare poco piu' di una cena al ristorante o quella volta che sono andati in ferie in sardegna una volta. 

Essi si rivolgono tutti insieme, senza neanche parlarsi, contro chi fa qualcosa perche' lo rende felice, e contro le vittime , che sono infelici. 

Essi non sono come gli stalker, la loro malattia ha un nome diversi: "noia cronica", che oggi rientra dentro la categoria dell'apatia. (http://en.wikipedia.org/wiki/Apathy ). Si tratta di una condizione per la quale il sistema nervoso non riesce a percepire la complessita' dell'ambiente circostante, al punto da non coglierne che i due o tre aspetti piu' importanti (lavorare, mangiare, dormire) , e cadendo in uno stato di mancanza di stimoli (2), finisce col vivere nel vuoto.

A quel punto, non appena qualcuno si mostra felice per fare quelle cose che esistono ma il demotivatore non coglie, il demotivatore per qualche motivo cerca di dimostrare che quelle cose non esistono, distruggendole.

Immaginate pure di un tizio che passa di fronte ad un lungo muro tappezzato di manifesti. I manifesti sono pieni di concerti, serate a teatro, aperture di musei, pubblicita' di circoli sportivi con ogni sport. Ma lui tira dritto, senza vederli. Arriva a casa, e dice "in questa citta' non succede mai un cazzo!".

A quel punto, per caso, la sua vicina di casa gli dice che suonera' il piano ad uno di questi concerti - che lui non ha visto - e magari gli offre dei biglietti omaggio. Il nostro demotivatore a quel punto si trova due strade di fronte: ammettere che aveva visto quei manifesti ma non era abbastanza curioso, cioe' vivo, per leggerli davvero ed essere tentato di andarci. Oppure, iniziare a lamentarsi per il rumore del piano della vicina, perseguitarla di proteste , petizioni contro un rumore che non sente nemmeno, nella speranza di cancellarlo, e tornare nel suo vuoto, ove non deve spiegarsi come mai lui non faccia mai niente: "in questa citta' non fanno mai un cazzo!" ricordate? Quando la vicina se ne andra' a vivere altrove, lui non sentira' mai piu' niente che gli ricordi che se lui non fa mai nulla non e' perche' in citta' non succede nulla.

Ed e' questo il suo punto debole: se volete allontanare il demotivatore, dovete dirgli di continuo quanto vi piace fare qualcosa che lui NON FA, e magari discutere con altri quanto sia bello questo e quello, che si fanno proprio vicino a lui, MA LUI NON LI FA.

Egli si trovera' senza la scusa "ma il mondo e' vuoto", senza la scusa "in questa citta' non c'e' un cazzo!" , e dovra' cimentarsi col fatto che lui fa meno degli altri. 


E a quel punto, fuggira'.

Sebbene i demotivatori siano migliaia o milioni, essendo disorganizzati e privi ci gerarchia, una sola persona con una passione puo' metterne in fuga a milioni. Vi basta solo gridare che quando fate delle cose siete felici.


Ed e' per questo che nessun demotivatore riesce a convincermi a chiudere questo blog: tenerlo aperto, scriverci, riflettere e scrivere delle cose che penso, mi rende felice. E loro non lo fanno.

Non fanno mai niente. Eppure, in questa citta' che e' Internet, c'e' TUTTO, ma proprio TUTTO. Ma loro, di fronte a questo, non fanno NIENTE, ma proprio NIENTE. E non hanno scuse.

Sono malati di mente, del resto.




Uriel



(1) La stessa infelicita' e' uno stato forte. La guerra alla felicita' in Italia non consiste nello spostare le persone da uno stato di felicita' ad uno di infelicita', che e' pure uno stato esistenziale forte. Consiste nel portare la persona nello stato in cui sia la quantita' di felicita' che di infelicita' sono prive di motivazioni.

(2)Gli stimoli ci sono, ma la persona non e' capace di decifrarli. Il nostro demotivatore, l'apatico, puo' passare a fianco di una fila di manifesti di attivita' culturali, musicali, spettacolie  concerti, arrivare a casa e dire "in questa citta' non c'e' un cazzo!".

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